Perdita prenatale e problematiche legate al post-parto

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La perdita di un figlio nella vita intrauterina e le problematiche legate al post-parto sono tematiche prettamente femminili, con un grave impatto psicologico sulla donna. Poche però, sono le occasioni di sostegno e supporto cui una donna può attingere per superare tali momenti critici: tramite consulenze individuali e gruppi  di sostegno è possibile affrontarli, con persone che hanno vissuto la medesima esperienza, per meglio gestire e superare le difficoltà legate al malessere e alla sofferenza.

PERDITA PRENATALE E PROBLEMATICHE LEGATE AL POST-PARTO

 La pedita di un figlio nella vita intrauterina e le problematiche legate al post-parto sono tematiche prettamente femminili, con un grave impatto psicologico sulla donna. Poche però, sono le occasioni di sostegno e supporto cui una donna può attingere per superare tali momenti critici: tramite consulenze individuali e gruppi di sostegno è possibile affrontarli, con persone che hanno vissuto la medesima esperienza, per meglio gestire e superare le difficoltà legate al malessere e alla sofferenza.

I Gruppi di Sostegno si fondano su una metodologia che consente di gestire in piccolo gruppo le problematiche che la persona si trova a dover affrontare nel corso della vita: malattie, separazioni, dipendenze, lutti, problematiche affettive… Poter parlare di tali tematiche con persone che hanno vissuto la medesima esperienza può aiutare a gestire meglio le difficoltà legate al motivo del malessere e della sofferenza.

L’importanza dei gruppi di sostegno risiede nella partecipazione attiva delle persone, che nel gruppo portano non solo i loro problemi e le loro difficoltà, ma anche e soprattutto la propria storia, la propria esperienza, le conoscenze e le competenze maturate e le proprie risorse. Non si tratta, quindi, solo di “aiutare se stessi”, ma di mettersi in gioco a favore del gruppo, in un clima di parità, mutualità e condivisione, traendo proprio dal gruppo la forza per aiutarsi e aiutare.

i gruppi di sostegno, quindi, si configurano come un momento di incontro tra persone, singole, in coppia o famiglie, unite da uno stesso problema, per rompere l’isolamento, per raccontare le proprie esperienze di vita, per scambiarsi informazioni e soluzioni, per condividere sofferenze e conquiste, con l’obiettivo di riscoprirsi risorsa non solo per sé, ma per l’intera collettività.

I gruppi di sostegno hanno delle specifiche caratteristiche:

  • In quanto piccoli gruppi, accolgono un numero ristretto di partecipanti (solitamente una decina o una dozzina di persone), al fine di facilitare l’interazione, l’espressione dei propri sentimenti, la nascita e lo sviluppo di legami di stima e di amicizia
  • Il fatto di  vivere e condividere la stessa problematica definisce di per sé l’appartenenza al gruppo, che è quindi formato da pari
  • Il coinvolgimento nell’attività del gruppo è personale e non forzato: ogni persona decide autonomamente se, quando e quanto prendere parte alla discussione, fino anche a rimanere sempre un semplice ascoltatore
  • Possono partecipare al gruppo anche i familiari della persona portatrice di quella specifica problematica
  • Il gruppo prevede la presenza di un facilitatore.

I partecipanti non sono lasciati soli ad affrontare tali esperienze: caratteristica fondamentale dei gruppi di sostegno è la presenza di un facilitatore, un professionista che può essere esterno (non condivide in prima persona la problematica trattata all’interno del gruppo, ma ne ha approfondita conoscenza professionale) o interno (non solo ha approfondita conoscenza della tematica di discussione, ma la condivide in prima persona). Il facilitatore, organizzando incontri a scadenza regolare per un determinato periodo di tempo, ha come primo obiettivo quello di fornire supporto emotivo e informazioni riguardo allo specifico problema di cui si occupa. Il suo ruolo è fondamentale anche in considerazione dei diversi momenti di vita del gruppo e del percorso di sviluppo che esso sta attraversando: soprattutto nelle fasi iniziali, la condivisione e successivamente l’aiuto non nascono spontaneamente, ma devono essere spesso proposti e guidati.

L’Associazione PARVUS offre la partecipazione a gruppi di sostegno su due tematiche prettamente femminili, estremamente diffuse e allo stesso tempo scarsamente affrontate da un punto di vista più strettamente psicologico: la perdita prenatale e le problematiche legate al post-parto.

Per perdita prenatale si intende un aborto spontaneo (solitamente prima della 22° settimana di gestazione), la nascita del feto pretermine con esito negativo o, ancora, un'interruzione volontaria di gravidanza. Nonostante siano eventi tutt’altro che eccezionali, raramente se ne contemplano le ricadute psicologiche sulla donna e sulla coppia, tendendo a considerarli un processo di selezione naturale e non un vero e proprio lutto. In rete, però, sono numerosi i forum che si occupano di aborto spontaneo: luoghi virtuali in cui le donne possono leggere di esperienze altrui e raccontarvi le proprie, dando così avvio al processo di elaborazione del lutto. La ricerca internazionale, però, dimostra come i gruppi di sostegno a loro volta siano la risorsa più efficace nella gestione di questo tipo di lutto. L’Associazione PARVUS si propone di portare la situazione del forum on line in un luogo reale, in cui le donne che hanno vissuto l’esperienza dell’abortività possono trovarsi e confrontarsi fra loro vis à vis, uscendo dalla solitudine e dall’assenza di risorse, in un contesto in cui ottenere, invece, cura (nel senso psicologico del termine: prendersi cura) e sostegno.

Le problematiche legate al post-parto, da un punto di vista psicologico, riguardano principalmente il baby blues (disturbo dell’umore legato alle grandi variazioni ormonali dopo il parto, caratterizzato da sbalzi d’umore, tendenza al pianto, tristezza, ansia, mancata concentrazione e sensazione di dipendenza) e la depressione post-parto (vera e propria patologia, caratterizzata da eccessiva preoccupazione o ansia, irritabilità, perdita di interesse, compromissione di sonno e appetito, sensi di colpa e inidoneità al ruolo di madre; in particolare, la madre può sentire il bambino come un peso, non riuscire a provare emozioni nei suoi confronti e sentirsi inadeguata nella cura del figlio). Se il baby blues colpisce la maggior parte delle donne e tende a scomparire entro tre settimane dal parto, la conseguente depressione post-parto ha un’incidenza, seppur minore, ugualmente allarmante (si stima intorno al 10-15%); in entrambi i casi, la donna si sente sola, incompresa, portata a pensare che queste sensazioni siano solo sue, innaturali e incompatibili con la maternità. L’Associazione PARVUS si propone di offrire supporto alle neo-mamme e di attivare un gruppo che consenta loro di scambiare e condividere emozioni e sentimenti, per contenere il senso di inadeguatezza e trovare una mano tesa nei momenti in cui tali sconvolgimenti sembrano superare per numero e intensità le gioie della maternità.

La donna che manifesta la necessità di affrontare ed elaborare il lutto derivante da una perdita prenatale o il senso di smarrimento conseguente a una maternità con avvio problematico può sentirsi più a suo agio in una relazione di consulenza uno a uno, prediligendo un percorso che prevede colloqui individuali. È possibile, quindi, anche l’attivazione di questo tipo di percorso: la donna, attraverso incontri a cadenza regolare, struttura una relazione esclusiva con la psicologa, dalla quale ottiene chiarimenti riguardo ai sintomi, alle cause e alle problematiche psicologiche e relazionali che essa riporta; il lavoro, anche in questo caso, è volto all’individuazione di competenze, risorse e strategie adeguate per affrontare e superare le difficoltà che la affliggono e per ristrutturare la speranza di un progetto di vita.